miércoles, octubre 03, 2007


Certe volte
Ci sono delle volte nella vita in cui la cosa migliore da fare è stare fermi e non fare nulla. Certe volte corriamo e ci arrampichiamo sugli specchi e facciamo flessioni e ci giriamo intorno (al nocciolo - quello famoso - della questione) senza risolvere nulla. Ci sono certe volte nella vita in cui bisogna seguire il proprio istinto e scegliere in base a quello che questo ci sussurra, al di là di tutti i buoni propositi che ci detta la ragione (o la morale). E ci sono pure altre volte in cui bisogna calcolare pro e contra, studiare bene la traiettoria. Anche se è vero: tu puoi pure correre, ma se c'è una pallottola che porta scritto il tuo nome, quella, prima o poi, ti raggiungerà, e ti darà la morte. Non so se definirmi un fatalista; so che il caso gioca brutti scherzi e governa almeno l'80% delle nostre vite. Il resto spetta a noi; al famoso libero arbitrio. Siamo tutti liberissimi di scegliere e, perciò, di sbagliare. O di fare sbagliare gli altri. Tutti confondiamo tutti. Un sì e un no, o un forse, possono causare la morte, oppure il successo e la coronazione di una carriera di ogni umano sulla Terra. Nessuno scappa a questa legge: nemmeno i potenti (un sì e un no alle elezioni: pensate alla gioia di Berlusconi il giorno in cui scoprì che aveva battuto Prodi; e pensiamo a come ha vissuto quella famosa nottata Prodi quando, dopo alterne vittorie smentite, ha scoperto di essere salito al Governo con un margine davvero scarso, minimo, risicato; è sempre così, un sì e un no, basta poco).
E poi ci sono quelle volte in cui, anche a costo di non decidere, desideresti fare un viaggio interstellare, pur di non doverti prendere la "proverbiale" responsabilità (sacro-santa), pur di poter evadere per un po' dal pianeta Terra. Ma non serve scappare, il caos resta, se siamo noi, nel nostro animo, a essere caotici.
Certe volte mi piacerebbe essere George Sanders, che osserva con occhio acuto, e, al contempo, sembra, distaccato. E' imparziale, appare calmo, quasi rassegnato. Deve aver assistito a molte battaglie; a tanti morti, a cari scomparsi o donne bellissime che gli hanno lasciato solo una scia di dolcissimi profumi sulla giacca (o la macchia del rossetto sulla camicia bianca; o qualche capello biondo sulla spalla). E lui resta lì, fermo, pazientemente intento a guardare lo spettacolo della vita, mentre gli altri lottano, corrono, sudano, forse, a volte, inutilmente.
Sembra ripetere i versi di Cesare Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, / questa morte che ti accompagna / dal mattino alla sera, insonne, / sorda, come un vecchio rimorso / o un vizio assurdo. Ora che ci penso, sono versi troppo tristi, George Sanders li approverebbe, ma li pronuncerebbe con un tono ironico, e un sorriso sornione. Senza sbraitare; senza quasi farsi notare dal pubblico in sala. Come in un sussurro soave e quasi tenero.

2 comentarios:

  1. Ti ricordi quando una volta ti ho detto che nel tuo modo di scrivere mancava qualcosa di più personale? Quel qualcosa che forse caratterizza di più la scrittura femminile. Il fatto di pensare ad una cosa anche con le sensazioni e cercare di trasmetterlo agli altri.
    Ecco, questo post mi ha in qualche modo emozionato, quindi vuol dire che ci stai riuscendo, almeno per me...ciao mittico!

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  2. Memoria di ferro! E' già: grazie, mittika. Y a ver si es verdad que uno mejora con los años. Un abrazo Si

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