lunes, noviembre 26, 2007

Desde Barajas

(Madrid – 22 de Noviembre de 2007, horas: 14,32)

Quando vado a Madrid trovo appoggio costante e generoso da Ambra e Veronica. Sempre. Indefettibilmente. Non si risparmiano mai.
Ambra è nata a Firenze, ma ha i parenti a Soresina (un paese a 80 km da Milano), anche se ormai vive in Spagna da 15 anni. Quindi, si può dire che ormai è più spagnola che italiana (Ambra di anni ne ha 24, compiuti da poco).
Veronica, invece, è argentina. Viene da Buenos Aires, ma ha vissuto per due anni a Rio de Janeiro. Dopo l’esperienza brasiliana (compiuta tra i 18 e i 20 anni) si è trasferita nella capitale del Regno. Ha 28 anni, anche se non li dimostra, e i capelli neri e gli occhi scuri e la carnagione mulatta (ottime curve, su un corpo piccolino, ma si sa, la donna bassa riserva sorprese…). Ambra è alta e magrolina, ma ha una forza di volontà e un’energia spaventose, se rapportate al suo fisico. Fa la giornalista, lavora in un’agenzia stampa collegata all’Opus Dei (peccato) e si mantiene da sola da quando ha raggiunto la maggiore età. Veronica ha lavorato nel campo della ristorazione e del settore alberghiero: ha fatto la cameriera, la capo-sala, la recepcionist, e poi ancora: la commessa, la bar-man (esiste “bar-woman”?), la pierre in una discoteca del centro (discoteca in cui mi faceva sempre passare senza pagare, con drink costoso incluso nel prezzo).
Con Ambra ho imparato che niente è impossibile se lo si desidera veramente; grazie a Veronica ho imparato a nuotare (ma solo in piscina, ancora non mi sono mai azzardato in mare aperto). Ambra è di quelle persone che sanno ascoltare gli altri e soprattutto di quelle che non si scandalizzano davanti a nulla. Ambra ti ascolta e presta attenzione, dà consigli sensati e non si spaventa o non si sorprende davanti a nessun racconto (per surreale o pazzo possa essere quest’ultimo). Veronica è una “macchina”, una bomba a orologeria: non nel senso che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, no. Nel senso che quando decide di darsi la carica riesce ad andare avanti per ore, senza dormire, lavorando, andando in giro e di festa in festa, di bar in bar, conosce tutti e tutti la lasciano passare col sorriso sulle labbra (le mie migliori sbronze, quelle più divertenti e quelle che si sono prolungate fino all’alba o alle 8 del mattino le devo a Veronica). Non so proprio come faccia, a tenere certi ritmi (non credo faccia uso di droghe pesanti, le canne sì, quelle le abbiamo fumate insieme in più di un’occasione). E non so da chi ha preso Ambra (due genitori splendidi, una madre attenta e simpatica, un padre vispo e dalla mentalità davvero aperta – una volta mi fumai una canna con Francesco, dopo cena, a casa sua, davanti a Federica, la moglie e madre di Ambra; quante risate quella sera, criticando certa politica italiana e rimembrando i primi tempi del trasferimento in Spagna; quante risate e quante acute osservazioni sulla nostra attuale, permamente, situazione di stallo e mancanza d’entusiasmo).
Veronica ha cominciato da poco a lavorare al Corte Inglés (per una marca famosa di moda argentina); Ambra scrive articoli per la sezione “Turismo”. E grazie a questo incarico, ogni tanto viaggia per il mondo. L’altra settimana era a Budapest; tra due settimane sarà in Cina (Singapore e Shangai) per una doppia conferenza stampa (ridendo m’ha chiesto se avrà il tempo di vedere almeno le hall dei due hotel in cui pernotterà).
Veronica e Ambra, due porti sicuri nel mare incerto della caotica Madrid. Ambra e Veronica, due donne intraprendenti e con la testa sulle spalle che ammiro e ammirerò sempre, anche se in futuro dovessero tradire la nostra amicizia o cambiare la loro opinione su di me. Due persone che danno la carica e di cui tanto si ha bisogno quando ci si sente soli e abbattuti, o più semplicemente nostalgici (ancora non metto piede a Pisa – scrivo dall’aeroporto di Barajas – e già sento la nostalgia della mia seconda casa).

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