jueves, enero 03, 2008

Come mi è venuto in mente?

Me lo ripeto da un paio di giorni (è da poco cominciato il 2008 e io l'inizio col pormi domande cui non riesco a trovare risposte valide)... come mi è venuto in mente di mandare quell'abstract alla "University of Salford" (in Inghilterra) sul tema NEW AUTHORS/AUTEURS: INTO THE NEW MILLENNIUM: Italian Cinema/Narrative (queste le questioni che verranno toccate nel convegno: "At the turn of the millennium, what factors (or irritants) are compelling authors to write, and who are they writing for? Is there, in a climate in which market forces strive increasingly to prevail, a tendency to 'play safe' with tried-and-tested formulas or to follow fashionable trends? Or can writers disregard the 'market', experiment and stretch creativity to new limits, and simply write the novel that is 'within'?". Sono questioni importanti: per chi scrive chi scrive? Lo sanno gli scrittori per quale tipo di lettore scrivono ciò che scrivono? Quanto il mercato influenza la creatività degli stessi autori? Chi me lo ha fatto fare a prendermi un impegno simile? Non so nemmeno dove si trovi esattamente Salford (mi sembra di aver capito che è vicino Manchester, ma non ne sono sicuro). E non sono più sicuro dell'autore cui vorrei dedicare il mio possibile intervento, cioè Sandro Veronesi, di cui, in questi giorni, ho riletto il primo romanzo (ottima prova) Per dove parte questo treno allegro (del 1988) e il terzo (meno omogeneo, più digressivo, non per questo meno interessante, ma forse troppo "pirotecnico"), ossia Venite venite B-52 (1995; geniale la descrizione del rapporto padre-figlia, Viola è una ragazzina impertinente e inteligentissima che ogni padre sognerebbe di avere almeno una volta nella vita, più acuta degli adulti, più pessimista degli stessi genitori distratti e un po' sfigati).
Mi accorgo solo ora che tre dei suoi sei romanzi si aprono con questa epigrafe da Samuel Beckett: "Non posso continuare. Continuerò". E' un messaggio di speranza, in fin dei conti, e che ben s'attaglia a quell'atmosfera da "paesaggio dopo la tempesta" o "apocalisse divertente" che si respira in molte delle sue prove narrative, oltre che in molti dei suoi articoli giornalistici.
Sono tante le idee, ma poca la forza (la coerenza interna) per svilupparle e metterle per iscritto, nero su bianco. Perchè mi piace quest'autore? Perchè ammiro i finti-romanzi di Sclavi? Perchè ieri ho accettato con gioia la proposta di Alyssa d'andare a vedere La promessa dell'assassino di David Cronenberg (rimanendone deluso, forse perchè mi convince poco e mi appassiona di più il Cronenberg vecchio stile, quello splatter o fantascientifico di Scanners o de La mosca)?
Troppe domande. Così si apre La forza del passato:
"Lei - pausa - è un uomo triste?".
Ottimo inizio, per un romanzo. Pessimo, per un inizio d'anno che è appena iniziato...

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