domingo, enero 13, 2008

Dagli errori s'apprende (ovvero: "Teticado a Danni")



"Siamo a Il signor Mimmo, un ristorantino niente male nei pressi di Piazza Dante", così doveva cominciare un racconto che era anche un post che era anche un omaggio a una delle mie più care amiche che abbia mai avuto la fortuna d'incontrare almeno fino a oggi... E invece. Quanto possono essere pericolose le parole se usate in modo sbagliato? Quanto influenzano le nostre vite le parole che tutti i giorni usiamo senza nemmeno rendercene conto? E perchè è così difficile trattenersi dal raccontare un segreto al nostro migliore amico? E come mai succede, a volte, che proprio mentre sta accadendo una cosa di cui siamo i diretti protagonisti - o i passivi spettatori, dipende dai casi - proprio allora, nel momento in cui quella cosa sta succedendo, ci diciamo, a mente, tra noi: "Questo glielo devo proprio raccontare a Mario, o a Luca, o Giovanna, o Roberta..."? Perchè ci sono cose che si raccontano solo a quella ristretta cerchia di persone senza la cui presenza (senza il cui conforto quotidiano, anche se a volte non diretto, ma a distanza, via internet, via sms, via conversazione telefonica) la nostra vita non avrebbe quel minimo di senso che sembra avere quando pensiamo proprio a loro, i nostri amici, la nostra ristretta cerchia di adepti e happy few?

Ultimamente Alyssa si lamenta del fatto che lavora troppo e che, di conseguenza, trova pochissimo tempo da dedicare agli amici (fa turni di 7 ore in un hotel del centro e lavora soprattutto durante il fine settimana, quando gli altri, in teoria, sono più liberi). Le ho detto che, a parer mio, l'amicizia, quand'è vera, resta, anche se l'amico di fiducia cui confidiamo i nostri segreti più intimi non lo vediamo da anni o si trova a vivere all'estero. Alyssa mi ha guardato con sguardo rattristato. E' pessimista. E sogna d'avere un giorno una casa in cui poterli invitare a cena, gli amici più cari. Io sono più ottimista. Anche se anch'io (come tutti, credo) ho perso per strada persone cui tenevo molto; a volte è capitato senza che le due controparti se ne accorgessero o ne fossero razionalmente coscienti. E' capitato con Luisa, che si è trasferita a Milano e sono anni che non ci scambiamo più nemmeno le email per gli auguri di buon anno; ed è capitato con Andrea, che mi ha invitato al matrimonio ma ha avuto la malaugurata idea di sposarsi l'8 Settembre (che è il giorno del mio compleanno) di due anni fa, quando io ero ancora a Madrid e non trovai la forza (e fors nemmeno la voglia) di anticipare la data del ritorno... E' capitato con Alessia, che era la mia compagna di banco, e la ragazza con cui passavo interi pomeriggi a vedere cinema d'autore (quante volte avremmo visto insieme e commentato Citizen Kane o Fanny e Alexander, convinti che quello fosse il cinema che valesse la pena di vedere e non quelle cazzate americane come Spiderman e Batman - per fortuna che poi si cresce e anche i gusti cambiano e cambiamo noi e cominciano a guardare anche l'altra faccia della medaglia, come suolsi dire). E non è che sia stato meno "tragico" o doloroso, perdere per strada un amico o un'amica senza un motivo reale o apparente, senza un perchè. Perchè così è la vita, viene da dire, e basta un niente per far scattare la scintilla e metter su famiglia, e basta una virgola per fare in modo che due persone che prima nemmeno si cacavano poi si conoscano e si diano appuntamento e scoprano di amare lo stesso tipo di cinema e di condividere una simile passione per la letteratura spagnola e di vivere temporaneamente nella stessa città (Pisa) e di ridere insieme alle stesse battute e di esclamare con tono divertito e livornese lo stesso "boiadeh!" perchè l'amicizia, quella vera, nasca, e allora si decide di vedersi per prendere un caffè o un tè (al bergamotto) e di coltivarla, questa benedetta amicizia, e di condividere per un po' questo frammento caotico di fatti che è la vita di tutti...

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