domingo, mayo 24, 2009


E quella volta...

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che mi presentai alla prof.ssa Giulia Fanara (per l'esame di Storia del Cinema che avevo messo come "a scelta libera") e mi confessò improvvisamente che Enrico Ghezzi era così (alquanto confusionario, logorroico e debordante) anche nella vita reale, anche quando era studente universitario e citava intere frasi senza mai svelare la fonte, mentre lei, la Fanara, non ce la faceva ad evitare di mettere le note a piè di pagina, e di fatto il suo bellissimo saggio Pensare il Neorealismo (Roma, Lithos, 2000) di note ne ha tantissime, tutte documentatissime e dotte, tutte messe al posto giusto, mentre Enrico è un "magma incandescente" e non sta mai fermo, fagocita e digerisce le sue letture e non smette mai di guardare la realtà come un film, e di guardare film come se fosse una questione di vita e di morte (e io allora, dopo aver parlato del cinema western - tema del corso monografico di quell'anno - o era il "cinema ribelle" degli anni 60 e 70? - e aver preso 30) me ne andai a comprare alla Stazione Termini il tomo di Ghezzi, Paura e desiderio. Cose mai viste (1975-2000) (Milano, Bompiani, 2001) e feci subito il raffronto, non c'erano note, o erano minime, aveva ragione la prof.ssa Fanara, il libro era pieno di citazioni, ma non si sapeva quasi mai da quale pagina di quel testo citato in epigrafe derivassero, non si sapeva bene quale versione di Malone muore avesse usato Ghezzi, quale traduzione dei Fleurs du mal, quale edizione delle Confessioni di Sant'Agostino... eppure riuscivo a seguirlo, nei suoi ragionamenti su Abel Ferrara e Francis Ford Coppola, su Kubrick e Fellini, su Buster Keaton e Charlie Chaplin, su Ingmar Bergman e, soprattutto (uno dei suoi registi preferiti) Roberto Rossellini... con quel lungo piano sequenza e quella speciale inquadratura da Viaggio in Italia... che tempi, che letture, che ore di svago e divagazioni varie...

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