martes, mayo 05, 2009


1 Maggio

 

E’ il 1 Maggio e io, per festeggiare, lavoro, ovvio. Mi sono riperso (per la terza volta nel giro degli ultimi tre anni) il concerto di Piazza San Giovanni a Roma, evento dell’anno, sorta di San Remo al contrario, popolato da tanti cantanti trendy o alternative e “impegnati” (sempre che il termine abbia ancora senso, oggidì). Mi ricordo quella sera, con Gabriele, quando vincemmo una gara a base di sangría con un gruppo di spagnole di Marbella. Il giorno dopo mi alzai alle 8 per andare a lezione di Letteratura Italiana Contemporanea (la lezione si teneva nella storica Aula I di Lettere, iniziava alle 9; dirigeva il maestro Walter Pedullà; io vedevo draghi e pinguini al posto di lavagna e banchi). Quanti bei ricordi, legati a quel giorno passato indefessamente sotto il sole più cocente e la pioggia più battente (caldo o freddo, non importava, l’importante era stare tutti insieme a sentire Elisa che cantava Redemption Song di Bob Marley o gli Afterhours che ci insegnavano che “non è per sempre”, anche le crisi, prima o poi, passano, anche se lasciano il segno – quanta importanza assumono certe canzoni quando si è ancora adolescenti o sulla soglia della giovinezza). E i gabbiani che solcavano il cielo di Roma ci facevano venire in mente foto mai scattate (con quelle nuvole striate all’orizzonte e gli elicotteri che ci passavano sopra la testa per le riprese dall’alto che poi, in prima serata, il Tg3 avrebbe mandato in onda – con la solita discrepanza di dati tra organizzatori e polizia di Stato: 800mila per i sindacati – leggo con gioia su internet – 80mila secondo la questura di Roma, che ridere, ragazzi). Mi sono perso tutto, sia Sergio Castellitto che Vasco Rossi (anche se lui non mi fa impazzire, ma è davvero bravo a coinvolgere il pubblico e, nonostante gli anni e gli acciacchi, che voce possente, che grinta da vendere, come direbbe la pubblicità, accidenti – un cliente entra e vuole la chiave: gliela do? Ma non vede che c’è il Blasco, cristosanto!).

E’ il 1 Maggio e qui da noi è nuvoloso, mentre a Roma regna il bel tempo. Quante volte, da studente, sono rincasato tardi e mi sono fatto la barba alle 4 del mattino, prima di prendere cornetti e cappuccino (fa pure rima) e andare a buttarmi sulla brandina per un paio d’ore in attesa di scendere le scale, prendere la metro e assistere all’ennesima lezione (questa volta di Storia del Cinema – ma non ho mai avuto fortuna, in questa materia, ho sempre trovato prof. poco interessanti, poco stimolanti, poco curiosi – chi sul cinema di Peter Greenaway, chi su quello impegnato di Abel Posse, chi sul western di Sergio Leone, ma nessuno che mi abbia mai  illustrato, pongo alcuni esempi: il finale di Tempi moderni di Chaplin, o l’incipit di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, o il bel mezzo di Apocalypse Now di Coppola, come invece ho sentito fare da parte di Sandro Bernardi qui a Firenze… questione di sfiga, i professori, si sa, sono come i genitori: ti becchi quelli che ti toccano in sorte, non puoi scegliere – o forse no, i prof. li puoi scegliere, basta non presentarsi a lezione o cambiare materia e modificare il famoso e famigerato “piano degli studi” – mia cugina è un mito, prima della tesi di laurea, lo avrà cambiato un cinque sei volte, che indecisa, santoddio!).

Mi sono perso il 1 Maggio e anche se so (per certo) che potrò rivedermelo in tv (perché si da il caso che lo abbia registrato su VHS con il mio nuovo fiammante videoregistratore con lettore dvd integrato – domanda al genio che l’ha montato: perché cazzo è possibile registrare un dvd su vhs e non è fattibile l’operazione inversa? Risposta: non si sa proprio, non immagino chi possa essere quel folle che si compra una vhs vuota per riversarvi dentro il contenuto di un dvd originale o magari piratato), dicevo, anche se lo so che me lo potrò rivedere in tv, seduto comodamente sul sofà, so già anche che non sarà mai la stessa cosa (lo dice anche Jean Baudrillard in un articolo interessante apparso ieri su Repubblica in cui lo scrittore-teorico francese discetta della natura od ontologia o natura ontologica della fotografia: ciò che vedi non è l’oggetto che vedi ma lo sguardo del soggetto che si è posato temporaneamente su quel dato oggetto), e, quindi, non sarà come quando di quel concerto io facevo “parte” (insieme a centinaia, o forse, migliaia – secondo i sindacati – di altri studenti, giovani, fuoricorso o fuorisede o tutte e due le cose insieme, esultanti, “accannati”, sbronzi e festosi – come lo ero io e mio fratello e tanti altri).

E allora, per non pensarci, per non pensare che io lì non c’ero, mi guardo un’altra cosa, m’imbatto in quella brava e bella presentatrice giovane, comesichiama, Lucilla e qualcosa, o Ludmilla, quella che è venuta fuori grazie ai programmi musicali di All Music, ora non mi sovviene il nome per esteso, e mi piace, è bionda, un po’ troppo magra, magari, per i miei gusti, ma parla bene, ha un’ottima dizione, e sembra interessante, non mi dà l’aria di una velina o di una sciocchina o di una berlusconiana (di una che magari chiama Papi il premier che passa), sì, insomma, sembra dotata di ragione e cervello, e mi piace ancora di più quando afferma che le piace la pornografia, che male c’è, non ci vedo nulla di male neppure io, anche se, come insegna Pasolini, la pornografia non potrà mai aspirare a essere arte, è “altro dall’arte”, per definizione, per la sua natura ontologica, non ci riuscirà mai, indipendentemente dalle scelte dell’artista (e il pensiero corre a Cannes: lì Lars von Trier presenterà Antichrist, un film i cui primi 6 minuti vedono i due attori protagonisti gioiosamente impegnati in un amplesso esplicito, fino a quando il figlio non si getterà giù da un balcone rompendo l’incantesimo e forse il vicino orgasmo in sincrono…).

E’ il 1 Maggio e io ho lavorato come un mulo, e mi sarebbe piaciuto esser-ci (là, invece di qua), ma tant’è (esser-ci). 

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