Un incubo assurdo (tanto per cambiare)
Stanotte ho avuto un incubo assurdo (tanto per cambiare); ho sognato che un caro amico d'infanzia del paesino sui monti abruzzesi in cui sono nato partiva in vacanza in nave diretto in Sardegna. Lo faceva per distrarsi dopo un lutto terribile: la scomparsa di sua moglie, una bella donna che gli aveva dato due bellissime figlie (lo sono davvero, nel piano della realtà, sia la moglie che le figlie).
Nel sogno io non capivo: gli chiedevo come fosse successo. E allora il mio amico scoppia a piangere, disperato, mi abbraccia e mi spiega, tra le lacrime, che la moglie è morta mentre lo tradiva con un altro, un collega di lavoro, che a forza di giocare con uno dei suoi seni glielo ha strappato con le mani fino a farla dissanguare.
Provo a ragionare: sono ancora all'interno del sogno e provo a capire: seno; mano; sangue; collega; tradimento; amico d'infanzia. Che c'entra? Com'è possibile morire per un seno strappato? Sono angosciato. Disperato. Abbraccio ancora più forte il mio amico che, appena entrano in scena le due figlie, smette e si asciuga il volto con un fazzoletto. Poi parte, alla volta della Sardegna.
Mi sveglio con la schiena che mi fa male. Sono a pezzi. Sconvolto e distrutto dalla notizia, tanto che vorrei scrivere un messaggio all'amico d'infanzia in questione, ma poi mi fermo. Non avrebbe senso e, probabilmente, non farei altro che spaventarlo (a nessuno piace sentir parlare degli incubi degli altri e se poi questi ruotano attorno alla morte e al tradimento della propria moglie, beh, allora ancora meno...).
Che significa? Perché un incubo del genere?
Intanto, dall'Italia, mi arriva il pacco coi libri che mi sono autoregalato: Chisciotte di Antonio Moresco e Le giovani parole di Mariangela Gualtieri. Prima d'andare all'Università leggo al volo qualche poesia di quest'autrice scoperta grazie a Jovanotti: "Preghiera a sua madre perché muoia" mi sconvolge ancora di più dell'incubo. Vi si leggono versi come questi:
"Muori ma', / muori stanotte dolcemente, / fra un respiro, fra i sogni, / e non restare nella carne / non intrattenerti ora, non distrarti / da questo andare imminente / tu sorridente mia, tu dolce, / tu signora allegra che non scendi più le scale".
Perché quest'incubo? E quant'è brava Mariangela Gualtieri? Quanto smuove la sua poesia?
No hay comentarios:
Publicar un comentario