Ascoltando l'inaspettata Sei ottavi di Rino Gaetano (inaspettata, perchè prima di ascoltarla per radio, a "VivaRadioDue", da Fiorello, ne ignoravo l'esistenza, un piccolo gioiello, come molte poesie del cantante romano), leggo due o tre righe di Underworld di Don De Lillo e capisco già che questo tomo mi piacerà (certo che nell'arco di 880 pagine mi potrà capitare d'annoiarmi o di cambiare idea o, al contrario, d'appassionarmi tanto da divorare il tutto in pochi giorni).
"E chi mi prende la mano stanotte mio dio
forse un ragazzo il mio uomo o forse dio?"
E intanto m'accorgo che oggi è ancora il 21 Giugno, l'estate ha fatto la sua entrata ufficiale lungo il circolo vizioso del tempo e delle stagioni (che si susseguono l'una dopo l'altra, come sempre: estate, autunno, inverno e primavera, poi di nuovo: estate e autunno e inverno e primavera...).
"E chi mi sfiora le labbra o chi mi consola
forse un bambino già grande o io da sola?"
E' già passato il 16, invece, il famoso Bloomsday, il giorno di "Bloom", Leopold Bloom, l'anti-eroe del mitico, monumentale, schizzato Ulysses di quel mostro di James Joyce. Non ho celebrato l'evento (ero impegnato a baciare la mia "morosa", o a leggere qualche romanzo spagnolo o a guardare qualche film splatter o a ballare da solo, come Liv Tyler nel film omonimo che tanto piacque ad Alyssa), ma ho riaperto una pagina a caso, a mo' d'omaggio.
"Chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro o forse io adulta o
io bambina?"
Non c'è una sola riga del romanzo di Joyce che non sia stata scritta con spirito ironico. E' questo il segreto che lo scrittore irlandese svelò in qualche intervista (magari lo disse a Svevo, mentre questi si apprestava a impartirgli la sua quotidiana lezione di lingua italiana - Ulisse è pieno di riferimenti alla nostra cultura, e colmo di citazioni da opere e operette musico-liriche nostrane).
Svevo un giorno, da qualche parte, scrisse (più o meno, non cito verbatim): "Per entrare nell'universo dell'Ulisse bisogna stare attenti e fare come quando si penetra all'interno di una grande cattedrale gotica: non puoi spalancare la porta, ma socchiuderla, ed entrarvi in punta di piedi". Per me Ulisse non è un romanzo, ma un'enciclopedia. Dentro ci trovi tutto, anche una foto sconcia che poi, a distanza di anni, ho ritrovata riprodotta in un libro dedicato alla pornografia d'epoca (sì, Bloom, poco prima di sdraiarsi a letto e di re-incontrare sua moglie Molly, simpatica e fedifraga, ricorda anche quella foto, col frate e la monaca, nascosta nel comodino, vicino al profilattico, alla Bibbia, e a non ricordo più quali altri oggetti o libri). Oppure un canto gregoriano. O la descrizione esatta della Dublino dei primi del '900. O una bestemmia in sordina. Ma anche una sorta di storia della lingua inglese in un unico capitolo. O un dramma teatrale e grottesco in un bordello. O una poesia d'amore (Leopold ha molti amori platonici, durante la sua giornata epica del 16 Giugno del 1904; Leopold è come noi; o come il Baudelaire della poesia che Silvia mi ha aiutato a rintracciare, dopo tanti anni). Mi viene da ridere se ripenso alla parte ambientata in una casa editrice (o agenzia di stampa): Stephen Dedalus sta spiegando ad alcuni colleghi i significati nascosti intorno alla trama dell'Amleto, quando qualcuno (domanda: chi?) nota che a fare la parte del padre di Amleto deve essere stato proprio lui, Shakespeare. Un padre che parla al figlio. Un padre fantasma (l'autore) che si rivolge alla sua creatura (il personaggio - fantasma al quadrato) affinchè agisca e, così, dia vita al dramma (agisci, Amleto, ammazza Claudio, quel porco di tuo zio, vendicami e punisci quella maleducata di tua madre, Gertrude, non ha aspettato nemmeno che le lenzuola su cui giaceva con me si raffreddassero per fare spazio al corpo di quel traditore, agisci Amleto, abbi coraggio, che iddio ti coadiuvi, lava col sangue la macchia dell'onore infranto - e la trama s'innesta). Il tutto, all'interno di un capitolo intervallato da annunci giornalistici di stampo pubblicitario o scandalistico, quelle notizie che leggiamo ancora oggi sui giornali e su cui poggiamo gli occhi solo un istante, per poi proseguire e andare oltre: "Arrestato ladro di polli colto in flagranza di reato!"; "Attenti! Il nemico vi ascolta!"; "Violentata una studentessa all'uscita da scuola"; "Amleto, agisci! Cristo!"...
"Mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio sognava incantata
e chi mi prende la mano stanotte mio dio
forse un ragazzo il mio uomo o forse io"
jueves, junio 21, 2007
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ResponderEliminar"Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera" è uno dei film di Kim Ki-Duk (il mio regista preferito del momento, insieme a Inarritu). Sicuramente avrai già visto qualcuno dei suoi film: Ferro 3, L'arco, La samaritana, Time. Penso che piacerebbero anche a te... il suo mondo è incantevole.
ResponderEliminarCara Silvia, non ci crederai, ma quand'ho scritto quella frase non pensavo affatto all'esistenza di un film con quel titolo!Quali strani meccanismi regolarenno le citazioni "incoscienti"? Comunque non vedo l'ora di vedere i film che mi elenchi (ho già cominciato a scaricarmeli, appena avrò visto ti dirò - spero di condividere con te questa passione cinematografica).
ResponderEliminarUn abbraccio, mittika!